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Memorie storiche di Favara di Carmelo Antinoro

I BAMBINI PROIETTI E LA RUOTA

 

L'ospedale S. Nicolò

 

Vicolo della Ruota

 

 

Nel passato molti bambini appena nati venivano abbandonati per le strade o nelle campagne, dove ordinariamente perivano per fame e spesso divorati da cani od altri animali, un vero dramma che coinvolgeva, in varia misura, tutte le Università del Regno.

Pur senza una specifica regolamentazione, nel mondo dei proietti ruotava una filza di donne, le cosiddette balie o nurrizze, ovvero le nutrici che si prendevano cura dei bastardelli, accudendoli nei primi mesi di vita.

 Favara nei secoli XVI, XVII e XVIII, prima dell'uso della ruota, i bambini trovati venivano portati all'ospedale S. Nicolò, dove venivano curati ed accuditi dalle balie.

I neonati abbandonati venivano registrati nei libris baptizatorum della madrice chiesa con l'appellativo di filius/apopuli, ex patre et matre incerti, oppure spurius/a, spulius/a fino alla prima metà del 1800 e successivamente con figlio/a d'ignoto/i, figlio/a del popolo o semplicemente del popolo.

Nel sec. XVIII la situazione dei proietti nel regno era divenuta insostenibile.

Gli alimenti venivano somministrati ai projetti per un periodo di soli tre anni per poi restare abbandonati a loro stessi. Per sopperire a tali deficienze veniva emanato un altro regolamento in data 4 agosto 1760 affinchè ogni Università (Comune) corrispondesse gli alimenti per il mantenimento dei bambini projetti maschi fino a 5 anni e fino a 7 anni per le femmine .

Per venire incontro ai dettami del perpetuo regolamento dell'11 gennaio 1751 l'Università di Favara teneva in affitto un catoio, dov'era situata la ruota, ubicato in un luogo abitato ma nello stesso tempo appartato, nel cortile nominato della Ruota, in via Margherita (v. foto a dx). In detto catoio alloggiava la ricevitrice dei projetti, che aveva il compito di tenere accesa una fiammella alimentata ad olio in prossimità della ruota, di prelevare i neonati abbandonati ed apprestare le prime cure. I proietti, dopo un apposito controllo medico venivano affidati alle nutrici che, per un periodo di tempo, provvedevano ad allattarli, pulirli e vestirli.

Nella prima metà del 1800 le spese che il Comune di Favara affrontava per il mantenimento dei proietti superavano di gran lunga quelle per le opere pubbliche e variavano, a seconda delle esigenze e della disponibilità, da 200 a 400 onze all'anno, con punte anche di 700, contro 6 onze impiegate per la pulizia delle strade ed un bilancio complessivo annuale che oscillava tra 1000 e 3000 onze (un'onza nel IXVII sec. equivaleva a circa 300 euro attuali). Mensilmente si contavano mediamente da 50 a 65 nutrici che accudivano altrettanti bambini projetti.

Così come per l'oriolo (orologio) comunale, la manutenzione della ruota dei proietti era una questione di grande attenzione per l'Amministrazione Comunale, tale da porla fra gli interventi di somma urgenza nei casi di bisogno.

L'ultima ruota che memoria d'uomo ricordi è quella del collegio di Maria, attiva nella prima metà del XX sec.